Restauro della Cappella dedicata alla Beata Vergine delle Grazie
Tommaso Castellini e Domenico Biraghi
1848-1849
decorazioni murarie ed ornamentali e dipinti murali ad affresco
Chiari (BS), Duomo – Chiesa dei Santi Faustino e Giovita
Tommaso Castellini e Domenico Biraghi
1848-1849
decorazioni murarie ed ornamentali e dipinti murali ad affresco
Chiari (BS), Duomo – Chiesa dei Santi Faustino e Giovita
La cappella della Madonna delle Grazie, sita all’interno del duomo di Chiari e che si trova in fondo alla navata destra del duomo, ha decorazioni murarie ed ornamentali realizzate nel 1848 dal bresciano Tommaso Castellini, mentre le due lunette affrescate delle pareti laterali rappresentanti: una il Riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto (destra) e l’altra la Visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta (sinistra), furono eseguite nel 1849 da Domenico Biraghi.
La cappella, è caratterizzata da pareti monocrome realizzate in stucco cerato di colorazione ocra, che prima del restauro risultavano scialbate parzialmente con una tinta a calce di color ocra molto annerita dalla presenza di nero fumo.
Lo stato di degrado delle superfici murarie era stato provocato principalmente da infiltrazioni di acqua piovana dal tetto, risalenti ai lavori di rifacimento delle coperture avvenuti nel 2008 e che hanno interessato principalmente il lato destro della cappella e a persistenti fenomeni di umidità di risalita. Infatti la parete destra, decorata a finto marmo, presentava efflorescenze saline e carbonatazioni su più del 70% della superficie con spessori considerevoli, carbonatazioni fortemente indurite e corrosione dell’intonaco originale: le parti in stucco risultavano completamente compromesse dal processo d’idratazione salina che aveva rigonfiato lo stucco riducendolo in polvere (la doratura in oro zecchino della cornice, posta al centro della parete destra, risultava completamente rigonfiata e decoesa e il modellato è stato completamente ricostruito).
Lo stucco marmorizzato delle pareti è stato risanato dalla presenza delle efflorescenze saline e dalla presenza di infestazioni biodeteriogene tramite ripetuti impacchi di acqua distillata e trattamenti biocida.
Per quanto riguarda tutte le parti di delimitazione architettonica (archi, cornicioni e paraste), scialbate originariamente a calce, risultavano completamente scilabate con una tempera acrilica di intonazione grigia, già uniformata al deposito di polvere e nero fumo presente al momento dell’intervento di ridipintura probabilmente realizzato col restauro documentato del 1985, col quale furono riprese anche tutte le finiture dorate che vennero reintegrate con smalto sintetico similoro.
Le superfici decorate con tecnica mista ad affresco e tempera come la lunetta di destra, le vele vele e i tre quarti della cupola manifestavano anch’esse solfatazioni più o meno profonde con gore di natura calcarea che, in particolare nella lunetta raffigurante la Sacra Famiglia, avevano irrimediabilmente compromesso l’integrità dell’opera, con la de coesione e la caduta di vaste zone di policromia.
Per quanto riguarda l’altare realizzato in marmo e stucco, tutta la superficie era interessata dalla presenza di una consistente patina superficiale di grasso e nero fumo che ingrigiva tutta la superficie marmorea; durante il restauro si sono evidenziati alcuni interventi di ripresa dell’oro in modo limitato e localizzato realizzata durante l’intervento del 1985 con smalto simil oro fortemente ossidato. Lo stato di conservazione risultava discreto e l’intervento si è limitato a una manutenzione ordinaria con rimozione della patina superficiale di sporco e il reintegro di alcune piccole mancanze.